Il Ripassone (quando durante le feste ti viene voglia di rinfrescarti la memoria)
“Duole dirlo, ma la culla della nostra cultura è stata un magazzino, con le sue scritture contabili e il suo archivio”[1] .
Lo strumento del copywriter è la parola. E la parola scritta funziona meglio. Facciamo un breve ripasso.
Nata in Mesopotamia nell’età del bronzo ovvero nel IV millennio a.C., la scrittura era costituita da semplici logogrammi ad ognuno dei quali corrispondeva un significato. Inizialmente non ci si rendeva conto del suo reale potere e fu “inventata” al mero scopo utilitaristico ovvero per far di conto. Serviva infatti un metodo chiaro e semplice per archiviare i conti commerciali. L’utilizzo della scrittura a questo scopo si manterrà a lungo persino duemila anni dopo con i micenei che avevano modificato la scrittura chiamata oggi Lineare B.
Sarà con la scrittura sillabica, specialmente quella egiziana e mesopotamica comparsa nel III millennio a.C, che si vedranno le potenzialità della scrittura attraverso frasi di senso compiuto che costituiscono un vero e proprio discorso.
Questa nuova consapevolezza porterà ad una “febbre” della scrittura grazie alla quale si scriverà di tutto e di più, dalla sfera politica a quella religiosa fino ad arrivare alla sfera privata. Se però la scrittura ora ha un ruolo molto più ampio e importante rispetto alla scrittura tramite logogrammi, quest’ultima era molto più semplice ed è necessario quindi che questa nuova forma di scrittura, più complessa e chiusa perché necessita della conoscenza delle sillabe, venga insegnata. Da questa necessità di imparare nasce la figura dello scriba che, fatta propria questa scrittura, aveva il compito di insegnarla nelle scuole, altro elemento nuovo che indica l’avanzamento culturale di una società in via di sviluppo.
[1] FERRARI, Libro, Torino, Bollati Boringhieri, 2014, p.24.
L’importanza della minuscola carolina
A tal proposito, un’importante figura che ebbe a cuore l’istruzione e la cultura fu sicuramente Carlo Magno (742-814). Incoronato dal Papa nell’800, Carlo Magno era imperatore di un vasto territorio che comprendeva l’Italia e con lui vediamo un importante movimento e cambiamento culturale.
L’obbiettivo di Carlo Magno era di alzare il livello di istruzione sia del clero, che aveva gravi lacune dal momento che alcuni sacerdoti non conoscevano il latino, sia dei suoi sudditi. Egli chiamò alla sua corte molti intellettuali tra cui Alcuino di York che fondò la scuola Palatina. La scuola non aveva una natura pretenziosa, anzi puntava sugli insegnamenti basilari, ma alzò sicuramente il grado d’istruzione e si ebbe bisogno di molti più libri favorendone quindi la circolazione.
Si adottò una scrittura universale chiamata minuscola carolina, ma persistettero anche altre scritture come ad esempio la visigota, la beneventana e la merovingica. Tuttavia la limpidezza e la semplicità della carolina rendevano la lettura più piacevole e chiara e fu ritenuta la migliore e quindi adottata definitivamente.[2]
Vediamo quindi un continuo cambiamento della scrittura che mira sempre ad una maggiore fluidità e semplicità; dai logogrammi alla lineare B fino alla nascita dell’alfabeto ne vediamo i progressi e ora, a partire dal settimo secolo si cerca di raffinare la scrittura segno di una civiltà sempre più progredita. Carlo Magno inoltre comprende l’importanza della scuola che serviva non solo ad insegnare nuovi concetti, ma serviva soprattutto per dare unità al proprio regno attraverso una scrittura uguale per tutti e quindi comprensibile per chiunque.
[2] REYNOLDS, WILSON, Copisti e filologi, Padova, Antenore, 1987, pp. da 95 a 97.
Dall’edizione manoscritta all’edizione a stampa: Gutenberg
Un personaggio fondamentale che ha apportato enormi benefici non solo al mondo editoriale, ma ha addirittura reso più semplice la comunicazione dando così un contributo all’umanità è senza dubbio Gutenberg.
Orafo e prototipografo, nacque a Magonza tra il 1394 e il 1399. Membro della famiglia patrizia dei Gensfleisch è riconosciuto come l'inventore della stampa a caratteri mobili.
Nel 1434 a Strasburgo, Gutenberg, insieme a dei suoi collaboratori, si occupò di alcune attività tra cui la levigatura delle pietre, la fabbricazione di specchi e, in segreto, muoveva i primi passi per la realizzazione della stampa a caratteri mobili. Quattro anni dopo Gutenberg proseguì a Magonza i lavori per il perfezionamento della sua invenzione. Nel 1450 Gutenberg aveva trovato un ricco finanziatore del suo progetto, il concittadino Johann Fust, ma non fu solo un benefattore: fu anche causa della rovina di Gutenberg.
Definito “uomo del millennio” [3] Gutenberg, con la sua invenzione di composizione e pressatura conosciuta come stampa a caratteri mobili, ha dato la possibilità di diffondere su larga scala opere che prima venivano solo copiate dai monaci amanuensi rendendo così possibile un’elargizione della cultura di massa.
Da questa premessa l’invenzione di Gutenberg potrà sembrare complicata e macchinosa, ma non è così: il segreto del suo successo sta infatti nella geniale semplicità del procedimento.
“Le componenti della rivoluzione tecnologica di Gutenberg erano da tempo disponibili: punzonatura, fusione, tecniche metallurgiche, torchi per il vino e l’olio, fabbricazione della carta, […] l’alfabeto” [4]
Gutenberg fu il genio che riuscì a fare la somma di tutto ciò per creare una nuova tecnologia. Egli si ispirò infatti ad un torchio da vino per realizzare la sua idea.
Per prima fu la Bibbia (ovviamente)
La prima stampa che attribuiamo a Gutenberg è la Bibbia in latino che si rifà alla Vulgata di San Gerolamo. Per quest’opera di 1282 pagine probabilmente Gutenberg copiò per la stampa un manoscritto della Bibbia che andò poi perduto a causa della consunzione dovuto al lavoro di composizione.
I tempi di lavoro furono molto lunghi e questo progetto non richiese solo molto tempo, ma anche molta manodopera. Contiamo infatti per la realizzazione compositori, dodici stampatori con sei torchi e tutto il personale che si occupò dell’inchiostrazione e della messa in opera dei fogli. Un amanuense impiegava tre anni per copiare una Bibbia, ora, nello stesso tempo, ma con l’invenzione di Gutenberg si potevano realizzare 180 esemplari.
Inutile dire che una tale mole di lavoro e manodopera costò molto e Gutenberg non poteva permettersi di sostenere da solo un progetto così ambizioso così chiese un prestito al cugino Gelthus e a Fust che divenne socio in affari nella produzione come già accennato. Tuttavia Gutenberg venne accusato da Fust di appropriazione indebita e quest’ultimo si impadronì di tutte le attrezzature, le tecniche acquisite e le scorte di magazzino della produzione della Bibbia e pubblicò con il socio Schöffer, che si era appropriato dei metodi di Gutenberg, il Salterio.
Sappiamo che Gutenberg non era lontano dal saldare i debiti acquisiti con il socio Fust dal momento che la produzione e la vendita delle Bibbie erano proficue, tuttavia per motivi che non ci sono pervenuti con certezza (si ipotizza infatti ad un ritardo nei lavori o ad un altro investimento di Gutenberg per nuovi progetti) il saldo non fu estinto.
Si ritiene che, dopo il processo contro Fust, Gutenberg, abbia ripreso la sua attività e ricostituito la sua officina, ma si presume visse in povertà e che dovette abbandonare la stampa a causa della cecità che lo colpì.
In ogni caso, l’invenzione di Gutenberg rimase invariata per 350 anni e permise successivamente l’invenzione dei libri in formato tascabile quindi più maneggevoli staccandosi così dal prodotto manoscritto iniziale. Accanto al latino si diede importanza anche alla lingua volgare che era alla portata di tutti facendo così nascere una lettura individuale e più intima.
Ma qual era la vera intenzione che Gutenberg voleva perseguire con il suo progetto?
“Il mercato che Gutenberg aveva in mente per la sua invenzione era la Chiesa Cattolica, a quel tempo divisa da innumerevoli scismi, grandi e piccoli. Gutenberg sperava che la grande diffusione di un unico messale canonico prodotto con poca spesa dai suoi torchi potesse rimediare a queste divisioni e fare la sua fortuna.”
Ovviamente sappiamo che questo non solo non avvenne, ma accadde proprio il contrario:
“secolarizzando la parola scritta Gutenberg distrusse irrimediabilmente la Chiesa e rese possibile la cultura umanistica, scettica, scientifica da cui è nato il nostro mondo” . [5]
[3] FUSSEL, Gutenberg: il mondo cambiato, Milano, Bonnard, 2001, p.7.
[4] A cura della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, L’agente letterario da Erich Linder a oggi, Milano, Edizioni Sylvestre Bonnard, 2004, p.97.
[5] Idem