Whomp!

Lo squillo di una campanella. L’urlo felice di una valanga di ragazzini che si riversano in cortile. È l’ora della ricreazione. Ma non una ricreazione qualsiasi. Sto parlando della serie animata del 1997 firmata Disney, per l’appunto, RicreAzione.

Una puntata per piccoli copy

Per chi si era dimenticato di questo cartone animato, ora staranno fioccando i ricordi. Lo “scandaloso” club delle Ashley, i gemelli talpa, la terribile Signorina Finster che gode nel mettere in punizione gli alunni. E poi ovviamente, i protagonisti della serie:

TJ il capobanda col cappellino rosso e l’argento vivo addosso. Spinelli, la bambina più tosta della classe con i suoi scarponi e il suo amore per il pugilato. Vince, il ragazzo sportivo più popolare della scuola. E ancora il gigante buono Mikey, la secchiona Gretchen e l’ultimo arrivato, Gus. Sei alunni della quarta elementare che sono l’anima della serie e dei nostri pomeriggi di bambini. Io non perdevo una puntata.

Il mio episodio preferito? “La parolaccia” (in inglese “The Story of Whomps”). Una puntata proprio da copy dove assistiamo alla nascita di una parola nuova, entrata nel vocabolario dei bambini e boicottata dagli adulti. Ma come tutte le parole, esse crescono e si fortificano quando entrano nella nostra quotidianità.

Che Whompata!

Whomp nasce dalla bocca del piccolo TJ che, in seconda elementare, per evitare di dire parolacce e finire nei guai, inventa una parola semplice, musicale, innocente: Whomp. Gli anni passano, la parola entra nel gergo del cortile finché un giorno, il preside Prickly la considera una parola sporca, indecente, da condannare. Così TJ, tentando di evitare un guaio iniziale, ne cade in uno ancora più grande. La faccenda sfugge di mano e finisce addirittura in tribunale.

Sarà grazie ad un’arringa di TJ che il giudice si rende conto che la parola in questione non è oscena, ma divertente e fioccano le opinioni di altri adulti:

“lo lo trovo un modo intelligente e creativo per dire che strazio”.

“Per me è qualcosa di ripugnante e di offensivo oppure sfacciato”.

“Io la trovo dolce”.

“Per me ha un suono francese”.

“A me sembra il nome di un pesce”.

Con il risultato che “chi vede qualcosa di sporco nella parola Whompy forse possiede lui stesso una mentalità sporca”.

Una dimostrazione cartoonesca di come la lingua sia una creatura viva e vegeta. Di bocca in bocca, qualsiasi parola può entrare nell’uso corrente se il suo significato serve ad impreziosire la lingua.

Addio camelopardo, benvenuta giraffa

I neologismi si formano grazie a tre meccanismi: i prestiti linguistici, parole prese in prestito da un’altra lingua e adattate alla nostra (come ad esempio baby-sitter al posto del più antico e un tantino snob bambinaia); la formazione delle parole, come l’unione fra cammello e leopardo, camelopardo, per indicare nel Medioevo un animale nuovo ed esotico oggi conosciuto come giraffa; e le onomatopee, le mie preferite come ad esempio…Whomp!

Questa è la bellezza delle parole che, con il passare del tempo, degli usi e dei costumi della società, si evolvono, cambino e pulsano di vita. Proprio come noi.

Immagine di copertina: uno scatto della mia tv.

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Philosophair, più di una messa in piega 

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“Non sempre in negozio potete scegliere con calma la cipria che più si adatti al vostro tipo…”