“Sulle ali del linguaggio”, B.C. Before Copywriting

«Nella sua apparenza rassomiglia alla natura del linguaggio: infatti le penne nere possono essere paragonate al linguaggio taciuto e rivolto verso l’interno; quelle bianche al linguaggio proferito e ascoltato, quasi si trattasse di un servo e di un messaggero di quel che sta dentro».[1]

Siamo nell’Antico Egitto e un animale in particolare simboleggia il linguaggio: l’ibis. Questo sacro volatile si caratterizza per il suo elegante colore, bianco nel corpo e nero nel collo, testa, becco e la punta delle ali, quasi fossero penne imbevute di inchiostro. Con questo suo piumaggio, l’ibis esprime la dualità del linguaggio fatto di parole, ma anche di silenzi. Di parti chiare e parti oscure. Di luce e ombra. Lo Yin e lo Yang dei cieli.

Ma non è l’unico uccello a destare interesse nel campo della comunicazione antica. Al volo divinatorio delle gru è attribuito infatti l’invenzione dell’alfabeto. Un volo grafico [2] che ispirava l’interpretazione di messaggi scritti nell’aria. Ricordiamoci, ovviamente, che siamo comunque nel campo del meraviglioso e della leggenda. L’alfabetizzazione del cielo stava negli occhi di chi guardava e di chi ne leggeva i messaggi profetici dalle posizioni aeree di questi animali che tanto ricordavano delle linee di scrittura.

Ma rimaniamo in volo, magari grazie a dei calzari alati. Avete già capito…

Hermes, il dio del linguaggio e della comunicazione

Ali che esprimono la fugacità della parola che può rimanere come anche volare via se non scritta. Calzari che permettevano al dio di trasmettere messaggi rapidamente tra divinità e divinità, tra «[…] i nostri pensieri alle anime di coloro che ci sono vicini: per questo motivo usano consacrare a lui la lingua»[3].

Francobollo vintage: anche negli anni ‘50 Hermes consegnava messaggi.

Mettendo da parte gli intramontabili calzari alati, fra i simboli che contraddistinguono Hermes non potevano mancare la lingua e, altrettanto importanti, le orecchie. Non esiste infatti comunicazione senza emittente e ricevente ed Hermes racchiude in sé entrambe le figure. Ma parlare non è sinonimo di comunicare. C’è un elemento fondamentale per la comprensione del messaggio: l’interpretazione. Hermes pensava anche a questo oltre che alla traduzione linguistica, facendo così da ponte fra culture diverse soprattutto nel campo del commercio dove la trattativa era al centro delle operazioni di scambio.

Un rito in particolare riassume tutti questi passaggi. Siamo in un’antica e vivace piazza, più precisamente a Pharai, Acacia. È sera e un uomo si avvicina alla statua in bronzo di Hermes che, stranamente è rappresentato con la barba, ma questa è un’altra storia. L’uomo ha bisogno di risposte e interroga il dio. Inizia col bruciare dell’incenso, l’aroma più gettonato nell’antichità per la sua capacità di fare da ponte fra il mondo spirituale e terreno. Dà fuoco all’olio delle lampade avvolgendo di luce la statua. Ha in mano una moneta. La mette alla destra del dio. Si china verso di lui e, in un sussurro, pone la sua domanda all’orecchio di Hermes. Dopodiché si tappa le orecchie e lascia la piazza del mercato. Sa che le prime parole che sentirà pronunciare, saranno la risposta alla sua domanda. Starà a lui la capacità di interpretarle.

In questo aneddoto c’è tutto: lingua, orecchie, interpretazione. L’atto del bisbigliare ci fa apparire Hermes come un dio confidente, a cui possiamo rivelare i nostri segreti. Ma non dobbiamo dimenticare che Hermes è anche il dio del commercio e del furto. Ritorna quindi una duplice natura del dio come se, legata alla comunicazione, non possa mancare una parte truffaldina. Che sia un caso che Hermes sia il dio tanto della parola quanto della menzogna? Per gli antichi, probabilmente, le due nature non potevano essere slegate.


[1] Eliano, La natura degli animali, 10, 28. Ripreso da Maurizio Bettini, Le orecchie di Hermes, Torino, Giulio Einaudi Editore s.p.a., 2000, p.10.

[2] Maurizio Bettini, Le orecchie di Hermes, Torino, Giulio Einaudi Editore s.p.a., 2000, p.12.

[3] Cornuti Theologiae Graecae Compendium, a cura di C.Lang, Teubner, Leipzig 1881, 21, cap.16. Ripreso da Maurizio Bettini, Le orecchie di Hermes, Torino, Giulio Einaudi Editore s.p.a., 2000, p.9.

 

Presto altri capitoli da B.C, Before Copywriter

Indietro
Indietro

“Le penne nere della scrittura”, B.C. Before Copywriting

Avanti
Avanti

“B.C. Before Copywriting”: un sogno che rimarrà nel cassetto (ma niente di grave)