And the Oscar goes to…Oreste!
Lo so. Per la giornata internazionale del gatto non è previsto alcun premio di riconoscimento, ma se ci fosse l’Oscar Felino il mio Oreste sarebbe tra i vincitori. Fra le tante cose meravigliose che fa per me (corrermi incontro appena mi vede, farmi i buffetti testa contro testa, non graffiarmi mai neanche per sbaglio) è stato l’ispiratore per il racconto che ho scritto e che è stato selezionato e pubblicato dall’Associazione Italiana Copywriter per il progetto Copyd 19: Creativi in quarantena. Ricordate questo libro?
«Il cane dà, ma il gatto è» (H. P. Lovecraft)
In quel periodo di piena pandemia, questo progetto mi ha tenuto su di morale per un po’. Trovare l’ispirazione, scrivere, e soprattutto, l’attesa di un responso mi hanno tenuto la mente impegnata distraendomi da quell’ansioso autoparlante che continuava a girare nella mia via intimando di rimanere in casa. E oltre ai bei progetti, c’era lui. Il mio Oreste. L’antidepressivo più peloso e naturale che ci sia.
Vi lascio quindi al mio racconto scritto a due mani e tre zampe (sì, Oreste è nato così). È breve, tranquilli.
E se volete fare una buona azione questo è il pulsante giusto:
Il ricavato dalla vendita del libro e dell’ebook sarà interamente devoluto al fondo dedicato alle famiglie degli operatori sanitari che hanno perso la vita nella lotta al Coronavirus.
Caro Oreste, non c’è un premio ufficiale per questa giornata, ma il mio racconto lo dedico a te.
Perché preoccuparsi?
di Azzurra Bergamo
C’è angoscia. La percepisco. Guardo fuori dalla finestra. Deserto. Nemmeno quel bastardo del cane del vicino è venuto a pisciare sul mio giardino. Tutta la famiglia è riunita sotto lo stesso tetto, ma ognuno ha i suoi spazi quindi non mi lamento. Lui sempre attaccato a quel pc. Lei sempre ai fornelli che si lamenta perché non le piace cucinare, però non so perché, continua a farlo. Lui sta ingrassando a vista d’occhio. E io? Io la prendo con filosofia. I pacchi con la mia roba arrivano puntualmente, quindi la situazione non è poi così grave. La mia vita non ha subito grandi cambiamenti. Ora però ho una grossa responsabilità: contenere l’ansia di tutti e spargere buon umore e tranquillità. È un lavoraccio, ma qualcuno deve pur farlo. Cerco di guardare i lati positivi. La casa è tirata a lucido come non mai. L’odore di alcool mi fa schifo, ma pazienza. Ho più tempo per me stesso. Lo passo tra il divano, il letto e la mia finestra preferita dove prendo un po’ di sole per iniziare al meglio la giornata. Direi che, tutto sommato, questa potrebbe essere considerata una vacanza se non fosse per il mio ruolo di regolatore di ansie e paure. Per fortuna fare le fusa non mi pesa poi così tanto.