Passo dopo passo
“Le scarpe sono oggetti che alludono al movimento e alla possibilità di intraprendere un viaggio. L’artista espande questi concetti immaginando le scarpe come portali in grado di connettere fantasie lontane nel tempo e nello spazio, segreti distanti ma in qualche modo connessi, visioni di scambi e mutamenti contenute all’interno di un oggetto semplice e comune.”
Un salto all’Eataly di Verona: un giro veloce tra gli scaffali, una sosta per il pranzo (ma quanto sono speciali le Patate Croccanti Eataly del ristorante Agricolo?) e poi, quando ormai mi avvio verso l’uscita, questo dipinto: Un paio di ЙЖ.
Un immaginario che mi ha molto colpito: queste scarpette, oggetti “semplici e comuni” che contengono un mondo intero e che sono “portali in grado di connettere fantasie lontane nel tempo e nello spazio”. Un’immagine potente che mi ha fatto riflettere: quali scarpe mi hanno portato fin qui? Quale immaginario conterrebbero le mie personali scarpette?
La risposta non può essere una sola. Le mie scarpe sono sia da battaglia, stivaletti neri e solidi, ma anche scarpe da ginnastica pronte per un ultimo scatto finale. Sono eleganti scarpe col tacco, ma anche soffici e ridicole pantofole. Perché le scarpe che scegliamo in qualche modo ci rappresentano. E un solo modello non potrebbe mai essere sufficiente: ognuna di loro conterrà un pezzetto del nostro mondo interiore, i nostri successi, le nostre sconfitte, le nostre serate sul divano.
L’importante è percorrere la nostra strada un passo alla volta. Anche da scalzi.
Le mostre dell’Eataly
Dell’Eataly mi piacciono soprattutto le mostre: piccole isole di cultura sparse qua e là. Oltre ad altri quadri dell’artista Anastasiya Parvanova, potrete vedere anche altre forme d’arte. Come il progetto fotografico dolce-amaro di Martina Dendi che ha portato agli estremi la classica coppia all’italiana degli anni Sessanta. Ve ne parlo in questo mio articolo per Frammenti Rivista.