ADV e contesto: ogni pubblicità è figlia del suo tempo?
Ogni campagna pubblicitaria vive nel suo tempo. Per carità, non tutte. Alcune sono intramontabili, nuove anche dopo 30 anni. Altre potevano rimanere nella cartella delle bozze, in un angolo del desktop e non vedere mai la luce.
Questa premiata campagna, firmata BMP DDB, che ho trovato sfogliando “The 40th Annual of the Best in British and International Design and Advertising 2002”, ha attirato la mia attenzione e ho tratto subito le conclusioni sbagliate.
Quando il visual colpisce
Di primo acchito ho visto una donna malmenata con pesanti lividi addosso. È sicuramente una campagna contro la violenza sulle donne, mi sono detta. Continuo a sfogliare il libro guardando altre ispirate adv, ma la mia mente rimaneva a quell’immagine di donna. Qualcosa non quadrava. Torno indietro, ritrovo la pagina, la guardo più attentamente. L’etichetta Chloè in bella vista, un livido sulla pancia a forma non di scarpa da uomo, ma da elegante calzatura con tacco. Il mistero si infittisce. Una campagna contro la violenza di donne su donne? Ma no, non ha senso. Quello che non avevo considerato era il contesto: l’anno di stampa del catalogo risale ai primi anni 2000 e l’immagine che sto guardando non è una campagna solidale: sono semplicemente iniziati i saldi.
Lo so, avete ragione: il copy è bello evidente “The Harvey Nichols SALE has started”. Ma che ci volete fare, la mia attenzione era tutta sul visual. Oggi, anno domini 2023 tra qualche giorno, si potrebbe fare una campagna così aggressiva per comunicare dei saldi? Io credo sarebbe di cattivo gusto.
Immagini di donne prese a pugni e graffi, calpestate pur di prendere quel pullover in offerta. Simpatico all’epoca quando la violenza sulle donne non aveva ancora raggiunto i media tanto come oggi.
Il mistero è stato risolto. Una lotta c’è stata, ma era quella per i saldi. Meglio così.